adrianalibretti

Poesie, prose, foto e dipinti

Archivio per la categoria “Finestre”

Al solstizio

Mi appendo al cielo

– spesso è là che frugo –

di questi tempi

al solstizio o quasi

in cui la violaciocca

dà già il seme.

 

Polvere di cannella sulla schiuma

nuvole parigine

pietre incise

tra le case in salita

dell’addio.

Abelardo Eloisa

– amori persi –

la ragione che nega

il desiderio.

Ha senso – e quale –

interrogarsi ancora?

 

Di nuovo – vedi –

è timo sul sentiero

fresco sudore

alpina transumanza.

Sta chiamando la valle

qui

sospesa.

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Glicine e finestra

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La mia finestra vibra

a ogni folata.

Schiaccia l’aria i boccioli

contro il vetro, chiama

a ruotare sui cardini.

Ma lei fa la ritrosa

o forse teme

l’irruenza del glicine.

S’apre un istante, cigola

torna dove stava

su di sé riflette.

Quindi rimane chiusa

a trasparire, stordita

dall’acuto profumo.

 

Sull’amore

A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è un fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra.

(John Williams, Stoner, Fazi Editore, p. 225)

IMG-20160228-WA0001.jpg(Foto di Daria Mascotto)

Da un febbraio bisestile (tanka)

Sotto l’asfalto

davanti alla finestra

mi corre il fiume.

 

Quando ha bavaglio il canto

è lapide ogni pietra.

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Leggendo Javier Marìas

Sto terminando la lettura di un romanzo intitolato: “Così ha inizio il male”, di J. Marias. Questo autore non mi delude mai, da lui mi sento presa per mano già dalla prima riga e accompagnata fino all’ultima. Non rischio di perdermi e seguirlo non mi costa fatica, nonostante la complessità degli argomenti e i frequenti voli pindarici a cui mi sottopone: piccolo-grande miracolo della scrittura, che quando funziona non lascia spazio a fraintendimenti. Cosa che invece capita alle ‘alate’ parole quotidiane, troppo spesso fonte d’incomprensione e di rancore.

Riporto di seguito una frase del romanzo (una tra le tante) che mi ha colpito e che desidero condividere.

“Ciò che era unico finché era segreto e ignoto a tutti, diventa un episodio banale una volta che è stato esposto e gettato nel sacco comune delle storie che si sentono in giro e si mescolano e vengono dimenticate, e che per di più potranno essere riportate e travisate da chiunque per puro caso passi da lì o ne sia raggiunto, perché una volta che le abbiamo liberate, le storie rimangono nell’aria e non c’è modo d’impedire loro di aleggiare o volar via se la bruma le avvolge o il vento le sospinge, e di viaggiare attraverso lo spazio e attraverso il tempo deformate da molteplici echi e dalla lama affilata delle ripetizioni”. 

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E grazie a un dito/ dal cilindro del nulla/ oplà, ogni cosa.

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Dalla finestra/ osservo il mio passato/ rimasto fuori.WP_20151229_006 (2)

 

 

Cinciallegra

Da qualche giorno

riempio la mangiatoia

e tu lo apprezzi.

Semi uva passa sogni

conditi e cotti

al vapore del gelo.

Credi se dico

che sono la più allegra

di noi due nel vederti.

Sei brava cincia

nel rubarmi lo sguardo

e illuminarlo.

Cinciallegra

 

 

 

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